Ciao. Cerco di farla breve e semplice. Dicono che il campidanese e il logudorese non esistono. Tra l’altro sarebbe a dire che non esiste il sardo settentrionale e neanche meridionale, anche se questi termini li usano tutti, senza essere consci del fatto che è la stessa cosa. Bene.
La linguistica di solito parte da due scuole di pensiero. La prima analizza la lingua come sistema perfetto (fr.la langue) e la seconda analizza ciò che il parlante fa effettivamente (fr.la parole), questi termini sono stati stabiliti da Saussure.
Nella “langue“ abbiamo tutto ciò che ci serve, le parole, la grammatica ecc… ma è evidente che il parlante può scegliere quando e come dice cosa. Se andiamo ad un funerale, è ovvio che non diciamo: “Mi rompe le palle che tuo padre è crepato“. Diaciamo delle cose che sono “adatte“ alla situazione: „Mi dispiace che tuo padre si è addormentato“.
Sulla base di questa coscienza, il linguista E. Coseriu ha stabilito un sapere linguistico (o anche metalinguistico) che i parlanti sviluppano grazie alla loro educazione, la società e identità. (Sprachkompetenz. Grundzüge der Theorie des Sprechens, Narr: 2007)
Su altre e dopo su queste ricerche scientifiche e sociolinguistiche il mio professore T. Stehl ha fatto una ricerca sull’ italiano regionale di varie regioni. Qui ha scoperto che i parlanti sono in grado, partendo dalla loro storia e identità linguistica, di distinguere dei sistemi linguistici. (Esempio: Die Mundarten Apuliens, Aschendorffsche: 1980).
Sappiamo che una frase come: “dormendo sei“ fa parte di una certa interferenza che normalmente è radicata in gente che ha il sardo come prima lingua. Tramite le tradizioni di discorso, si è trasformato in: “dormendo stai“.
Questa inversione di solito la riconoscono i parlanti del continente, ma anche noi stessi, visto che è una cosa tipica e fa parte della nostra storia e del nostro sapere linguistico. Ma non finisce qui.
I parlanti, secondo la loro storia sono anche in grado di decidere dove abinare le loro parlate. Il sardo era una lingua anche molto prima di essere stata riconosciuta politicamente perché i parlanti del sardo sapevano che il loro sistema di dialetti non fa parte delle parlate italiane.
Sono partita da qui con la mia piccola richiesta ai parlanti.
Siete sardi e conoscete il sardo? Per favore rispondete e condividete 🙂
Sinceramente devo sottolineare che per me non ha importanza da dove fosse nato il sapere linguistico.
Qui inizia il problema di chi vuole tornare nella storia e mettere in evidenza che tutto ciò che i parlanti sanno ora fosse stato creato sulla base di miti, bugie, invenzioni ecc.
Intanto R. Bolognesi e anche G. Corongiu con i loro libri vogliono provare che tutto ciò che i parlanti sanno fosse basato su miti, gente in malafede e invenzioni. (“Le identità linguistiche die sardi“, Condaghes: 2013 / “Il sardo una lingua normale“, Condaghes: 2013).
Non sono d’accordo su tutti i punti che loro toccano, su alcuni invece sì. Ma questo per me non é significativo. Noi, la storia, non la possiamo cambiare e dobbiamo partire da ciò che succede oggi.
I parlanti del sardo hanno sviluppato un sapere linguistico (può essere basato sui conti de foxili, sulle prime grammatiche del sardo, sul grande razzista tedesco Wagner, su ciò che dice nonna).
Ma la situazione attuale è questa: I parlanti distinguono e valutano tramite certi parametri che gli sono stati dati dalla società, dalla educazione e dalla loro identità (linguistica).
Secondo me, il parlante è la cosa più importante per descrivere le lingue, per categorizzare le lingue e per standardizzare le lingue.
Per questo ho fatto il “test“. Non mi sarei neanche aspettata tutte queste risposte. Addirittura volevo stabilire tutto su venti persone. Ora sono cento.
Per me, la cosa è chiarissima. I parlanti hanno radicato certe cose nel loro sapere linguistico. Le cose basilari, come ho detto su, che sanno cosa dire in certe situazioni e sanno quale lingua parlano. Negli altri contesti valutano e scegono a quale sistema linguistico appartengono.
Finisco qui, altrimenti diventa troppo noioso. Cosa ho fatto?
Ho messo a disposizione 3 testi scritti in sardo. Le proposte di standard secondo me più validi.
- La LSC, testo preso direttamente dal sito salimbasarda 2.0 che dovrebbe essere abbastanza rappresentativo perché è questa la “lingua scritta“ LSC.
- Un testo dal blog di Ivo Murgia, scritto in “Arregulas“.
- Un testo in GSC, la LSC emendata di R. Bolognesi.
Ho chiesto ai sardi di dirmi quale testo rispecchia secondo loro la parlata delle loro biddas e del sardo che usano di solito.
Le risposte toccano quasi un 100% a ciò che noi chiamiamo una linea tra campidanese e logudorese. Ciò che voglio dire è che… ovviamente può darsi che è così perché il cattivo Wagner l’ha detto e perché il cattivo Pittau e il talebano Blasco Ferrer abbiano promosso questo.
Sinceramente… possiamo anche chiedere se c’era prima l’uovo o la gallina.
I fatti sono questi, raccolta nel mio blog e in Facebook di un giorno. No è scientifico perché ci vorrebbero più persone, ma sono sicura che la percentuale chiedendo tutti sardi (quelli senza opinione politica di dover unificare amarrolla ecc…), rimarrà la stessa.
1.
Daniela: Ghilarza, Alessio: Sassari, Luisella: Cuglieri, Maurizio: Nuoro, Carlo: Bosa, Ottavio: Bosa, Maria Antonietta: Ittiri, Diego: Santo Lussurgiu, Pitzente: Perfugas, Gavino: Suni, Carlo: Santu Lussiugiu, Nanni: Isacanu, Maria Rosaria: Bosa, Salvatore: Santu Lussurgiu, Anna: Bosa (no est logudoresu prezisu), Tonello: Romana, Illenia: Bultei, Bonacata: Sedilo, Barbara: Abbasanta, Anna: Brebì (con -dh- di Puddu), Mariarosaria: Bosa, Fabio: Silanus
2.
Gianpiero: Decimomannu, Ignazio: Teulada, Arianna: Iglesias, Daniele: Cagliari, Andrea: Sant’Antioco, Bruno: Arbis, Stefano: Mogoro, Marco Thomas, Casteddu, Gnuppy: Cagliari, Antonio: Assemini, Alessandra: Iglesias, Rita: Nuragus, Emanuela: Nuragus, Alessandro: Villaputzu, Alessia: Uta, Marianna: Pula, Ottavia: Sestu, Cristian: Assemini, Carlo: Campidano, Mauro: Cagliari, Mario: Quartucciu, Bizio: Sinnai, Francesca: Cagliari, Francesco: Ceraxus/ Cagliari, Paolo: Marmilla-Mediocampidano, Cagliaritano: Cagliari, Maurizio: Cagliari, Laura: San Vito, Manuela: Portoscuso, Anna: Gerrei e Sulcis, Gianluca: Elmas, Riccardo: Cagliari, Monica: Cagliari e Seui, Giuanni: Biddaxidru, Andrea: Iglesias, Brunello: Pauli, Walter: Serrenti, Alec: Cagliari, Giulio: Oristano, Massimo: Pauli, Mauro: Cagliari, Lis: Oristano, Paolo: Sinnai, Ara: Cagliari (babu de Ilbono e mamma di Guspini, Paulesu: Pauli, Adriano: Iglesias, Fedelici: Senorbì, Daniele: Pirri, Massimiliano: Assemini, Giovanni Battista: Sinnai, Nanny: Marmilla, Bonaria: Villaspeciosa, Simonetta: Marmilla, Laura: Quartucciu, Maria Luisa: Arbus, Cristian: Senorbì, Be Niang (nome in Facebook): Cagliari, Mauro: Cagliari, Michele: Pirri, Bruno: Sinnai, Carlo: Carbonia, Francesca: Oristano, Rino, Cagliari, Nicola: Villacidro, Sandor: Cuartu, Paolo A.: Mogoro, Matteo: Cagliari , Manuela: San Gavino, Marianna: Villaputzu, Simone: Fluminimaggiore.
3.
Daniele: secondo lui per la nonna di Trexenta andrebbe bene, Marco Thomas: pensa che la 3. è la LSC e secondo lui si dovrebbe ancora migliorare, Giulio: “Te la sei inventata tu?“, Brunello: “Soluzione non impossibile, non condivido l’uso della -k-“, Davide: Oristano: “Su sardu prus comprensibili“
Giuseppe: Mandrolisai se le mastica tutte
Giovanna: “peruna de custas grafias mi ocasionat, pro mimi iant a podere andare bene totus“.
Bene, qui vediamo che i parlanti che hanno risposto sono in grado di scegliere quale sardo scritto fosse più vicino alla loro parlata e vediamo benissimo che la “lacana“ è Oristano.
Ripeto, non m’interessa se è tutto basato su bugie o miti…
Questa è la situazione.
I sardi meridionali in questo test si sono riconosciuti al 100% nelle Arregulas.
No ho niente da aggiungere. Fate voi… se volete continuare a imporre la LSC, scelta in questo test solo da sardi che si trovano nel nord di Oristano, avrete una bella scidada.
Inutile aggiungere che la GSC di R. Bolognesi sarebbe perfetta dal punto di vista della “langue“, ma purtroppo lui si dimentica i parlanti.
Con questo non dico che si debba fare un doppio standard, ma dico che si dovrebbe creare uno standard nel quale si riconoscono anche i parlanti meridionali… e che non sia un miscuglio strano tra le due macrovarietà che i parlanti hanno nel loro sapere linguistico.
Basterebbero delle aperture semplici… ed è fatto… ma sarebbe troppo semplice… e nessuno ci guadagnerebbe soldi.