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Ciò che Alessandro Dessì non dice … e non sa

 

Grazie Alessandro Dessì dell’illuminazione, di averci spiegato perché

“La Limba Sarda Comuna ha già vinto”

In realtà non sapevo che in Sardegna l’identità delle persone e le loro parlate stanno in competizione. Non sapevo che c’era una medaglia da vincere quando ho scelto di scrivere in sardo meridionale standard, scegliendo le Arregulas.

Deu apu sceberau cussa grafia poita est prus a s’oru a su sardu de basciu. Custu no fait duas linguas.

Ma qui torniamo all’ignoranza di certa gente, di non saper distinguere la differenza tra lingua, lingua storica, dialetto, dialetto primario, socioletto e idioletto e infine cosa qualcuno intende quando parla di “grammatica”. Io so cosa intendeva Blasco quando parlava di “grammatica”, Alessandro Dessì a quanto pare no.

La grammatica non è solo il libro con le regole che usiamo per definire le regole di uno standard. Nella sociolinguistica può essere anche la descrizione sistematica di una lingua, un dialetto e anche di uno stile. Non deve neanche esistere in realtà, se vediamo altre scuole di pensiero e parliamo di “grammatica universale” e così via.

Io potrei per ciò anche paragonare la “grammatica” bavarese con quella berlinese o no?

Ma fermiamoci un attimo qui, laddove nasce il problema in assoluto. Un problema che del quale parlò già Massimo Pittau in una relazione qui a Berlino nel 2001. Nella sociolinguistica questo si chiama “il sapere linguistico” o “il sapere metalinguistico” (seguendo io qui la terminologia di Eugenio Coseriu).

Cito Pittau:

” …  dobbiamo affermare, in termini esatti di scienza linguistica, che la parlata campidanese esiste realmente, così come esiste realmente la parlata logudorese? Per due differenti ed importanti ragioni: a) Nel campo della lingua, di tutte le lingue, assume un ruolo enorme la coscienza o consapevolezza linguistica dei parlanti. Nel Capo di Sotto, cioè in tutto il Meridione dell’Isola, i singoli parlanti, anche quando parlano con individui di altre località della Sardegna meridionale, hanno piena consapevolezza di avere a che fare con la medesima ed unica parlata campidanese. E questa stessa piena consapevolezza c’è nella situazione contraria, quando cioè essi parlano, comprendendosi alla perfezione, con individui che vengano dall’area del Marghine oppure del Goceano: questi altri Sardi parlano un’altra varietà del sardo, la parlata logudorese. b) Noi linguisti, con in testa il grande Wagner, abbiamo avuto il grande torto di prestare poca o punta attenzione alla parlata campidanese dei poeti e degli scrittori. Ebbene tutti questi adoperano una varietà di lingua letteraria che è universalmente conosciuta ed accettata da tutti i Sardi, anche da quelli dell’area logudorese.” (p.164)

Certo, l’abbiamo capito che poi tutti hanno iniziato a farsi il balletto sull’uovo, dicendo che i concetti “logudorese” e “campidanese” non esistano, che sono “invenzioni arbitrarie”, ignorando il fatto che sono solo due termini popolari per indicare “sardo centrale-settentrionale” e “sardo meridionale”.

Sappiamo benissimo che il termine “campidanese” non intende il sardo che si parla nella zona geografica del Campidano, ma che si parla del sardo meridionale. Anzi non bastavano questi terminie abbiamo addirittura affiancato il concetto di “mesania”.

Se ora vogliamo negare l’esistenza di aree ben chiari definite nella dialettologia in generale, iniziamo a negare la dialettologia in se e l’esistenza di dialetti … tutto questo si basa, come dice Michel Contini (nel stesso volume, p. 117) su tratti ai quali i sardi danno molta attenzione, i tratti più evidenti d’altri. Quelli che conosciamo tutti. Se ora vi volete perdere in un bicchiere d’acqua, bene.

Questo non nega che le ricerche di altri linguisti siano sbagliati, anzi … sbagliato è solo l’approccio, secondo il mio modesto avviso. Entrare in un contesto di una storia linguistica di un popolo in maniera anacronistica, mi sembra molto sbagliato.

Ed è questo che è successo in Sardegna e nella “Questione della lingua sarda”, laddove si è cercato di imporre una grafia con la quale la gente non s’identifica per fare amarolla su chi ant fatu is italianus, faendi s’italianu standard.

Inutile che gli independentisti sono convinti del fatto che la lingua sarda sia più forte, quando è unificata. La lingua sarda è più forte quando viene usata dai sardi, infatti non solo la lingua parlata, ma anche quella scritta.

Ecco … e anche qui il nostro Alessandro Dessì ha una visione un pochino ridotta della situazione (secondo me). Giacché siamo solo quattro gatti che scrivono in sardo, addirittura lui sostiene che la grafia più usata è la LSC. Ma dove mi chiedo? Il sardo medio non sa neanche che cos’è.

Qui a Berlino stanno arrivando un sacco di sardi giovani che stanno emigrando dalla Sardegna o che fanno vacanze qui, di tutte le zone. Ne parlo almeno con 1-3 persone a settimana. Età 25-45 anni. Il 90% non ha mai sentito ne della LSC o che qualcuno addirittura si mette a scrivere in sardo.

Certo, il numero sarà aumentato, ma ajò, ita ses narrendi? La LSC ha vinto lo scudetto? No! Si è fatto molto di più per promuovere quello standard perché ci hanno pompato un paio di soldi, anche pochi, per l’importanza che il tema dovrebbe avere.

Invece qualcuno avrebbe dovuto avere l’intelligenza di coinvolgere le persone che facevano parte del movimento linguistico sardo, di tutto il sardo, visto che il futuro sono i giovani. Invece tanti sono semplicemente stati tagliati fuori.

Alessandro Dessì, nel suo articolo racconta solo una parte, la sua realtà, ignorando che la realtà sarebbe stata forse diversa, se qualcuno non si avesse autoproclamato il Papa della lingua sarda.

Sembra quasi che gli orientalisti, nemici, quelli della scuola campidanese, partzidoris ecc.- dovrebbero anche ringraziare che possono scrivere la -X-, e scrivere “acua” e “lingua”, grazie, vermente, dopo 10 anni qualcuno arriva a questa conclusione perché fa addirittura parte dell’identità. Forse qualcuno non ha ben chiaro che Bolognesi queste cose le disse già nel 2007 a Paulilatino. Nel documento non è stata cambiata neanche una virgola.

Auguri per aver vinto!

5 thoughts on “Ciò che Alessandro Dessì non dice … e non sa

  1. Ciao Alexandra. Per me e’ un onore che mi abbia dedicato un intervento. Il mio consiglio e che concentriamo tutti le nostre energie per contrastare le politiche linguistiche e culturali di questa giunta, in attesa di tempi migliori. Poi potremo lavorare ad una sintesi che si puo’ e si deve trovare, lasciando voi linguisti decidere gli aspetti tecnici. A quel punto, con uno standard realmente condiviso (ancorche’ imperfetto come tutti gli standard), potremo avviare un processo di normalizzazione sistematica nelle scuole, nella vita pubblica, nella toponomastica.

    • Ciao, so che tu abbia capito cosa voglio dire?! A parte questo, io non sono linguista, sono solo laureata in tre filologie e basta. Non ho mai fatto un dottorato, La linguistica è ormai un hobby per me. Io non lascerei decidere a nessun linguista gli aspetti tecnici. I linguisti devono dire come normalizzare, ma la maggior parte di loro non ha il sardo come L1. Per questo però ci sono altre persone, si dovrebbero coinvolgere le persone che sanno veramente il sardo. A si biri 🙂

  2. Salludi Alexandra, ti bolemu pregontai un cosa: deu arrexonu cument’e tui perou donnia borta chi apu provau a arrexonai cun custus “semi-deus” de su Sardu acabant nendi ca no seu linguista e mi depu cití. Intzandus sa pregonta est custa: cun tui ca ses linguista cument faint po ti mandai a cagai? 😀
    Sighi de aici ca calincuna dii s’imperu de sa LSC s’at sciusciai e spereus ca calincunu unu pagheddu prus abistu cument tui o Bolognesi at essi liberu de fai cosas bonas po sa lingua nostra. Salludi e trigu!

    • Saludi Arrobertu, Torru a nai su chi apu nau a Alessandro. Deu sciu prus cosa che is aterus poita ca seu sighendi s’arrexonada de 20 annus. Custus semi-deus chini ??? S’unicu chi est diaderus unu espertu est Bolognesu… e pruschetotu in fonologia. Si podit perou semperi arrexonai cun is personis. Nemus dda depit pensai a sa manera mia, antzis, deu apu puru cambiau idei is urtimus annus. Naru sceti ca sa genti ca bolit chistionai cun mei inpitzus de sotziulinguistica, nci podit provai … hahaha… de aspetus de su sardu, de sa lingua, no chistionu, su sardu miu no bastat, est sceti imparau 😉

      • Issus si pentzant ca funt semi deus, no bollu fai nominis ma giai ddu scis chini bivit in s’Olimpu de sa LSC 😀
        Cun issus non est possibili arrexonai chi no ses linguista, e at acabai de aici etotu: ca sa LSC dd’ant fueddai scriit sceti is linguistas!

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