Risposta a Omar Onnis ed altro …

Saludi a totus,

 

Vorrei rispondere all’ultimo articolo scritto da Omar Onnis. Cerco di non fare polemiche ma di rispodere parlando dei  fatti e non di opinioni.

La prima parte del suo post parla della storia linguistica in Sardegna, tutto giusto. Il problema nasce ovviamente nel momento in cui Omar Onnis cerca di convincerci della LSC.

Io, personalmente sono d’accordo in un paio di punti:

  1. La lingua sarda deve essere scritta e deve essere insegnata nelle scuole
  2. Il sardo è UNA lingua e non ci porta da nessuna parte, se tutti scrivono come vogliono, la lingua sarda si deve standardizzare

Qui però infatti, come sostiene Omar Onnis, sono nati alcuni problemi, prevalentemente negli ultimi quasi 20 anni, a partire dal 1997, più o meno. Possiamo chiamare questo discorso:

“La questione della lingua sarda“.

Ci sono state varie proposte, in primis la Limba Sarda Unificada (2001) che ha suscitato tante polemiche. Anche da parte di Michel Contini che a sua volta ha proposto di scegliere come standard il Nuorese, invece della LSU (che era secondo lui vicino al dialetto di Noragogume).

Poi, una seconda Commissione ha “emendato“ la LSU e poi l’hanno chiamata: Limba Sarda Comuna (LSC). Questo è poco ma sicuro perché le differenze tra la LSU e la LSC sono abbastanza ridicole. La LSC rimane comunque una grafia molto vicina al sardo settentrionale-centrale.

Omar Onnis dice che sono state scelte le forme più etimologiche. Ma questa scelta è molto ambigua. Si veda l’articolo mio: „La verità sulla LSC“. Le scelte erano sempre a favore del sardo settentrionale-centrale, spesso dando nessuna spiegazione, addirittura contradicendosi per poi riscegliere una forma settentrionale. Forme più etimologiche sarebbero anche „scola“, „scala“,senza prostetica. „Lingua“ e „acua“ più vicine al latino, ma qui furono scelte „limba“ e „abba“ (più rappresentative secondo la LSC), giusto per fare solo qualche esempio.

Omar Onnis dice che la LSC è anche lontana da alcuni dialetti settentrionali. Certo, ma se facessimo una lista vedendo le differenze tra la LSC / il dialetto di Pattada e la LSC / il dialetto di Muravera non c’è paragone. È evidente che i sardi meridionali dovrebbero rinunciare a molti grafemi. Soprattutto a grafemi che rispecchiano 1 a 1 la lingua parlata. Non entro nel discorso del „logudorese“ e „campidanese“, visto che anche qui ho già scritto abbastanza.

Fermiamoci un attimo però al problema della lingua standard, standard scritto. Standard non è la stessa cosa come lingua. Esistono tanti paesi che hanno UNA lingua con più standard. Esempi se ne trovano anche nel mio Blog. Il papiamentu/o per esempio, lingua creola che si parla sulle isole ABC. L’inglese. Io ho imparato a scuola due standard di inglese, senza problemi. Chi conosce l’inglese bene, conosce anche le differenze tra American Standard English e British Standard English (e non sono poche, come spesso si vuol credere – ci sono delle liste in internet che riguardano l’ortografia, la morfologia e il lessico). Lo stesso vale per lo spagnolo di Spagna e quello del Sudamerica.

Ancora meglio che Omar Onnis ci fa l’esempio del tedesco. A parte la grande discussione sul Schwyerdütschche secondo il mio modesto avviso, dovrebbe essere una lingua a parte, vediamo un attimo la mia lingua materna il tedesco della Germania. In Germania ci è stata una riforma ortografica tipo 20 anni fa. Faccio forse parte dell’ultima generazione che usa la vecchia norma. Le differenze infatti neanche qui sono poche. Il passaggio alla nuova norma durerà tipo 60 anni. Io scrivo con la vecchia norma ed è largamente accettato in Germania. Io scrivo „Delphin“, non „Delfin“, scrivo „daß“, non „dass“ (ecc.). È una norma aperta in questo momento.

Ciò che voglio dire (e lo dico ora da tedesca e da persona che di sociolinguistica ne sa più di qualcun’altro, e non lo dico da diffenditrice del sardo meridionale) NON si può imporre uno standard. Ancora meno politicamente. I passi politici linguistici che si dovrebbero prendere in Sardegna (sempre dal mio punto di vista), li ho anche già descritti. La lingua intanto non è una questione politica, la politica linguistica è solo una piccola parte.

Una critica la devo fare in più. Omar Onnis scrive che la LSC si usa già in testi letterari e in produzioni artistiche. Vabehhh (e qui sono polemica)! Se la gente che girava i soldi intorno alla lingua sarda spendeva e chiedeva soldi solo per promuovere la LSC e il resto è stato tagliato fuori, mi sembra anche logico. Credo che nessuno avrebbe usato quella norma se non fosse „ufficiale“e firmata da Renato Soru (che di linguistica e lingua sarda ne sa alquanto della maggior parte degli altri politici in Sardegna). La LSC non funziona in parte perché è così bella o comoda, ma perché c’erano e ci sono interessi dietro.

E qui, badiamo bene, hanno (il segretario pure) firmato il documento LSC che poi non è stato seguito per niente. Il documento diceva che le sue regole possono essere cambiate, arrichite, se ci fossero stati dei disaccordi. È successo questo, sebbene una gran parte degli intellettuali, scrittori, linguisti e parlanti l’abbiano rifiutata così com’è ora??? No, da 10 anni nudda!

Ecco. Secondo me si deve partire da uno standard più aperto della LSC che si può fare senza problemi. Si dovrebbero aggiungere un paio di cose e ci sarebbe una koiné per un periodo (come qui in Germania), cane/ cani – paghe/ paxi. No problem. Piano piano poi si unisce, vedendo le preferenze dei parlanti. Del popolo sardo, non di un sistema che ricorda molto al Duce italiano.

Detto questo, a proposito dell’articolo di Omar Onnis, cambio tema un secondo e continuo a lasciare a parte Alexandra di solito polemica e provocativa, ma vediamo un secondo la giornata di oggi.

Ho letto che oggi ci sarà una riunione / conferenza sulla lingua sarda. Il volantino che ho visto “Limba faedada, limba bia“ (o simile), sembra di essere privo di ogni concetto e coordinazione. Scusate, non riesco ad essere non ironica 🙂

Ma cosa sarebbe quello?

  1. Linguisti ce ne sono due che poi fanno parte della vecchia squadra „Il sardo come ogetto della latinità e dell’arcaismo“, almeno la mia impressione. Ma anche se così non fosse, non è un convegno linguistico, scientifico, laddove uno presenta le sue ultime ricerche da linguista o filologo
  2. La maggior parte dei presenti non parla il sardo, ma neanche come seconda lingua materna, ma neanche passivamente. Presumo addirittura che lo parlo e lo scrivo meglio io della maggior parte dei presenti. È come se io parlassi del sorbo (lingua slava minoritaria in Germania)
  3. Forse è colpa del volantino, ma anche li almeno i titoli degli interventi ci potevano essere. O vanno tutti a braccio e parlano della loro esperienza. Una chiacchierata, laddove tutti diranno al presidente della RAS che il sardo nelle scuole è importante, che i sportelli linguistici sono importanti e che lo standard non va bene? I segreti della lingua sarda?
  4. In più la genialata di far parlare così tante persone. C’è da spararsi in testa. Già alcuni di loro non cela fanno di limitarsi ad un discorso di 10/15 minuti
  5. Alcuni politici di questa Giunta forse toccano per la prima volta l’argomento. Ascolteranno varie opinioni per poi fare cosa? Secondo me si crea un pochino un brodo tra settori molto diversi uno dall’altro. In questo momento dopo quasi 20 anni, tutti questi settori dovrebbero essere già operativi ed avere le loro conferenze. Conferenza sportellisti, conferenza insegnanti, conferenza miglioramento della norma, conferenza scrittori. E non è una questione di soldi, visto che la volontà delle persone c’è, sono sicura. È un problema di coordinamento.

Certamente, è sempre più facile, fare il furbo da fuori, quando sei li al tuo computer e ti guardi solo le novità, i commenti e risultati (che certamente non vedo fino infondo). Comunque un pochino di più chiarezza e visibilità ci potrebbe e ci dovrebbe essere.