I sardi dimenticati

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Riunione Comitato Nazionale dei Circoli Sardi in Germania, Dicembre 2013, Francoforte. Foto: Paolo Atzori

Natale è vicina ed è brutto sapere che qualcuno dei nostri fratelli e sorelle in Sardegna non passerà natale a casa perché non ne ha più. Natale senza l’accoglienza delle cose che conosciamo, forse lontani dalle famiglie e con pochi soldi in tasca. Sarà troppo patetico il titolo del mio articolo e forse anche esagerato, ma comunque qualche paragone si può fare perché credo che tanti sardi emigrati sanno che cosa significa di passare natale proprio così.

Forse è per questo che i sardi emigrati hanno deciso di fare tante di quelle iniziative per raccogliere fondi per gli alluvionati. I sardi in tutto il mondo. Io, vi posso solo parlare dei sardi in Germania. I Circoli Sardi nel mondo, i loro emigrati, i loro discendenti, amici e simpatizanti del posto, vengono spesso dimenticati come forza, come aiuto, come gente che lavora per proteggere e promuovere la Sardegna e i sardi, nel loro tempo libero, per passione, per amore.

E così, a volte, dobbiamo dimostrare che ci siamo. I Circoli Sardi in Germania hanno tutti organizzato delle belle serate per aiutare alla nostra terra. Questo gesto ovviamente non potrà risolvere tutti i problemi, mal lo possiamo vedere come un regalo di natale.

Le attività dei Circoli consistono nel aver fatto una raccolta fondi, come il Circolo -Sa domu Sarda- di Karlsruhe che si è messo in contatto con la Deutsch-Italienische Gesellschaft per collaborare, il circolo -Rinascita- di Oberhausen che farà una raccolta il 1. Febbraio e che intanto ha già ricevuto qualche donazione dalla Siemens, i circoli sardi –Eleonora D’Arborea- di Mönchengladbach e –Gennargentu- di Heilbronn hanno messo il loro conto a disposizione per la raccolta, accompagnati da serate culturali con altre comunità. Poi ci sono i circoli sardi -Su Nuraghe- di Amburgo che collabora con Sardegna solidale e con Libera e il circolo -Maria Carta- che si è messo in contatto con la Fondazione Carta per mandare i soldi raccolti a determinate famiglie.

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Certamente non mancano le serate culturali, laddove i volontari si danno da fare, come al Circolo Sardo -Su Nuraghe- di Stoccarda che ha organizzato una serata beneficienza con i Tenores di Oniferi, la cantante Paola Puggioni, accompagnati da un cenone. Il circolo sardo -Su Gennargentu- di Monaco che ha organizzato una giornata a Freising con un gruppo Tenore, il circolo sardo -4 Mori- di Augsburg ha donato tutte le entrate della Festa delle Castagne e ha organizzato una serata con i cantanti Ruju e Zucca e Il circolo sardo -S’Unidade Sarda sta pianificando per Gennaio-Febbraio.

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Non mancano inziative di tipo spontanee per raccogliere fondi, come il circolo sardo -Sard’Europa- di Moers che vuole fare una specie di Cumbidu prexeri torrau, un picknick all’interno, dove tutti portano qualchecosa. In più faranno una specie di basar con delle bancarelle e hanno invitato il sindaco del posto e la Sparkasse Niederrhein. Il -Circolo Sardo di Berlino- di Berlino, ha presentato la nuova tessera del Circolo che è nata da un concorso „Disegna la nostra tessera“, torneo di murra per bambini e scambiamento di regalini in d’una serata natalizia qualche giorno fa.

Infine, non volevo parlare di somme, ma qui qualchecosa va detta. Con tanto orgoglio dico che un’associazione tedesca, con sede a Berlino, il Sardinien-Forum, composto da amanti tedeschi della Sardegna, hanno, senza che glielo abbia chiesto nessuno, raccolto oltre 5000.00 Euro per la Sardegna.

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Infine, il circolo sardo -Grazia Deledda- di Wolfsburg addirittura ha fatto una raccolta alta nei loro comuni dove vivono tantissimi italiani, nella zona industriale, nelle loro squadre di calcio, serata turistica e last but not least hanno chiesto una donazione alla Volkswagen che ha promesso la somma di 100.000 Euro.

Buon natale a tutti e speranza a coloro che ne hanno bisogno.

Ciò che Giuseppe Corongiu non dice … e non sa (VI)

Oggi, vi presento solo un punto dal libro di Pepi, per farvi vedere la sua grandissima abilità di poter scrivere un sacco di cazzate in poche pagini.

E come sempre accusa a tutti gli altri, di ciò che lui fa tutto il tempo.

Ma, il furbo lo puo fare:

Con gli indipendentisti che credono che Una Limba = Una Natzione sia la soluzione, mentre non se ne accorgono che la LSC ci porta all’italianizzazione e al seguire il modello dell’Italia.

Con quelli che pensano che la LSC sia l’unica chance per far sopravvivere almeno un pochino del sardo.

Con i suoi amicchetti razzisti che credono di essere i veri sardofoni.

Con coloro che ci vogliono guadagnare soldi e fare propaganda politica.

Con quelli che di linguistica e sociolinguistica non ne sanno niente.

Ma a mei e a sa trumixedda nosa, no andas a pigai po culu!

Questa volta citerò parecchio, visto che tanti lettori del mio blog, non hanno accesso al „libro“.

Il punto è il seguente:

    1. La Limba Sarda Comuna: il vaso di Pandora dei pregiudizi linguistici (p.117-121)

Pepi:

“Le accuse più comuni sono che si tratta di una lingua ‘artificiale’, oppure di ‘plastica’, oppure di un ‘esperanto’ o di un ‘OGM’. Oppure che è sbilanciata verso una varietà del sardo piuttosto che un’altra. Insomma, tutte belle amenità, inventate dai nemici della lingua sarda (che pur troppo sono tanti anche fra i falsi amici, quelli che si propongono come difensori dei ‘buoni’ dialetti) per bloccare un processo normale delle lingue, in tutte le lingue: quello verso un ortografia ufficiale scritta e un modello standard di uso e trasmissione. Ovviamente in ogniuna di queste accuse c’è una parte di verità, ma la proposizione si ferma a metà. Ovvero si omette di dire che tutte le lingue scritte, o standard, o letterarie, o nazionali del mondo sono così. Compreso l’italiano.“

Deu:

Allora, qui troviamo i tre “mali” del vaso di Pandora LSC:

1. I nemici dicono che la LSC sia ‘artificiale’

2. I nemici dicono che la LSC “è sbilanciata verso una varietà del sardo piuttosto che un’altra”.

3. I nemici „omettono di dire“ che tutte le lingue nazionali siano così

1. I „nemici“ (che tra l’altro di solito sono i parlanti veri del sardo) non ritengono la LSC artificiale perché abbiano un problema con il scrivere in sardo. Si sta facendo da secoli. Dovrebbero allora ritenere la letteratura scritta in sardo ‘artificiale’, ma questo, affatto, non lo fa nessun sardo.

La LSC viene vista in questo modo per le traduzioni dei testi in LSC, il „texte“ e „discours“. La grammatica viene spesso presa dall’italiano e anche il lessico. È talmente evidente che per un parlante del sardo, suona non solo ‘artificiale’, ma proprio come sardu porcheddinu.

Qui nasce il problema. Quando si usano le parole tipo: sos benes, invece di sas prendas / o patrimoniu, invece di sienda, / o spatziu pùblicu, invece di tretu de totus ecc. (e questi sono solo probabili esempi anche discutibili ovviamente… ma giusto scelti per mostrare il problema), ma se la maggioranza del lessico è italiano con tz- e -u finale… abbiate pazienza.

E addirittura sei „orientaliesta“ quando dici che i neologismi e prestazioni vanno bene, ma se esiste la parola in sardo, usiamola! NO! “Purista”, “orientalista”, “sei contro l’uso normale”… e questo vale per il lessico, così come per la morfologia e la sintassi.

Per questo la gente lo ritiene ARTIFICIALE e nudd’ateru!

2. Ahhhh è un invenzione che la LSC si basa prevalentemente sui dialetti settentrionali?

Vorrebbe allora dire che Bolognesi è un bugiardo che chiede da oltre 7 anni emendamenti?

Vorrebbe dire che i sardi meridionali intellettuali sono tutti dei bugiardi, visto che non si riconoscono nella LSC per motivi elencati in altri post miei.

Vorrebbe persino dire che lui stesso, Pepi, è un bugiardo, visto che era contro la LSU un paio di anni fa, ma tra la LSU e la LSC ci sono pochissime modifiche e anche questo è stato provato da tanti.

Mhhh?!

3. Parliamo dell’italiano allora. Dove iniziamo? Ma non dobbiamo neanche andare così lontano nella storia, iniziando da Dante, arrivando a Bembo e poi a Manzoni… Cosa è successo?

Tutti gli “italiani” trovavano così bella la lingua lingua che l’hanno voluta imparare?

Non ci ritroviamo di fronte all’unifcazione dell’Italia, dove la lingua poi è stata imposta a tutti?

Il purismo dell’Ottocento e Novecento di studiosi della Crusca e insegnanti, dove sono stati scritti libri come quello di Michele Siniscalchi che parla degli idiotismi di Foggia (1887) o di Fedele Romani “Calabresismi”, “Abruzzesismi” e infine „Sardismi“ (1923) per eleminare la nostra lingua e le altre parlate in Italia! … Pour le bon usage!

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Dimentichiamo le pulizie etniche di Mussolini dove andavano persino a cambiare nomi tedeschi delle lapidi nell’Alto Adige?!

E poi dopo seguono cinquanta anni nei quali, l’Italia fino al 1999, non ha fatto niente per promuovere le parlate dell’Italia, persino chiamato genocidio linguistico da alcuni scrittori.

L’italiano standard, scritto, letterario è nato così! La bella lingua nazionale nella quale sto scrivendo io adesso, est nascia diaici. Bell’esempio, Pepi e non voglio entrare a parlare del francese o russo, laddove ci possiamo immaginare come siano andate le cose?!

Il “monolinguismo isterico” degli italiani??? Ma ascu, sa LSC ita est?!

Ahhh, vero possiamo pronunciare come vogliamo.

Prima funzionava perché la gente era analfabeta. Oggi no!

Non siamo noi „nemici“ che non „diciamo“ le cose… sei proprio tu, Pepi che non dice le cose.

Mentre oggigiorno i processi di standardizzazione si svolgono in maniera diversa, in modi più democratici e spesso ne esce fuori uno standard che soddisfa a tutti e a volte ne escono fuori due o tre standard… che convivono senza problemi, anzi arrichiscono la lingua e la mantengono dinamica.

Pepi:

“Pertanto, al netto di coloro che linguisti non sono, bisognerebbe chiedere a Lavinio, a Lorinczi ([sic]) o a Brevini o a Tanda , Lupinu, Manca, Toso, Schirru e altri che cosa intendono dal punto di vista strettamente scientifico quando parlano di lingua artificiale o “esperanto“ seguendo i canoni di una metodologia riconosciuta internazionalmente, lasciando da parte la loro visione ideologica e dialettologica tutta ‘italianista’.“

Deu:

Quale sarebbe questa “metodologia riconosciuta internazionalmente”? Che la lingua s’imporre?

La LSC è un miscuglio tra sardo logudorese e mesania (infatti nasce dalle proposte LSU e Mesania, così come lo scrive Pepi due pagini dopo, 121:

“Dal compromesso della proposta linguistico-tecnica di LSU e dalla mediazione politico-strategica di Mesania, nasce poi la Limba Sarda Comuna…“

… e poi si è aggiunto un pochino d’italiano amministrativo e fatto: E allora, come lo vuoi chiamare questo?

Lì consiste il suo essere ‘artificiale’ o sfumatura da ‘esperanto’, non nel fatto che si scriva il sardo in generale, o che qualcuno abbia un problema di pronunciare: /proku/, /polku/, pro’u/ e scrivere „Porcu“ i sardi non sono mica scemi… ma arrivare da “fàgher” a “fairi” è già un altro discorso.

Il problema è proprio la LSC stessa … e non il fatto di parlare di standardizzazione o di sardo nazionale. Un „luogo comune“ che ti sei inventato tu Pepi, come tanti altri, per sostenere e promuovere la LSC … chiamarlo ‘esperanto’ e ‘di plastica’ sono degli eufemismi per quella roba lì.

Pepi:

“Recentemente anche persone dotate di una certa intelligenza e cultura come Marcello Fois, Michela Murgia, Remo Bodei, Giorgio Melis, Marcello Madau, Attilio Mastino e altri hanno fatto le stesse grossolani affermazioni.“

Deu:

Se io mi ricordo bene, la discussione, almeno per quanto riguarda i primi due nomi, toccava il problema della definizione di ‘Letteratura Sarda’. Secondo loro anche quella scritta in italiano dovrebbe essere chiamata così. Io non sono d’accordo per motivi che ho elencato altrove…

Per il resto, posso solo dire che Michela Murgia, o almeno ciò che include Progres, usa la LSC… O lei ha cambiato opinione, o altrimenti Pepi racconta balle… una scelta, scegliere la LSC, che alla Murgia costerà un sacco di voti, almeno il mio e quello degli altri ‘orientalisti’…

Per quanto riguarda gli altri, non li conosco. Solo il nome Attilio Mastino mi suona ed è relazionato all’università di Sassari (mi sa). Devo ammettere che l’articolo nella Nuova (de Eugenia Tognotti – chi “genia” no est po nudda), non mi è piaciuto per niente. Ho conosciuto qualche docente dell’università di Sassari, tipo Aldo Maria Morace (piticu s’ignorante), e devo dire che capisco la critica di Corongiu per quanto riguarda alcuni personaggi, ma non credo che tutti siano così… e se lo sono all’università di Sassari, non vuol dire che tutte le persone che sono contro la LSC, abbiano gli stessi motivi come loro! No??? Secondo Corongiu, tutti sono caduti nella trappola dei “luoghi comuni”, cazzo… ma in Sardegna vivono solo idioti o cumenti iat a essi?

Pepi:

“E se avessimo due standard come sostengono alcuni? Un ‘logudorese’ e un ‘campidanese’, per esempio. Vi immaginate: sarebbe una tendenza all’autodistruzione della lingua. Intendiamoci: tutto si può fare, anche questo. Ma bisogna sapere che cosa si sta facendo. In realtà, sarebbe una perdita di senso anche del ‘discorso’ sulla lingua perché si andrebbe nella direzione di creare due lingue, due identità. E quindi di ‘uccidere’ un’identità sarda unitaria. È semplice: se sono due standard, si tratta di due lingue, di due identità. Sarebbe come mandare il messaggio di che non siamo uniti, non siamo più un popolo sardo, ma due. Saremo come i ladini, divisi irreparabilmente.”

Deu:

1. Due grafie, non fanno due lingue! Anche in Germania, dopo la norma ortografica, scriviamo in due norme e lo fanno tanti altri popoli. Aggiungere la -x-, le -i- finali ecc… non crea due lingue, ma due grafie o una  grafia più aperta.

2. Se così fosse, non potrebbero esistere popoli e nazioni bilingui? E neanche gente bilingue come me. Sono cresciuta con il tedesco e l’italiano… ho due identità? No.

3. L’unica cosa che si uccide è il sardo meridionale.

4. Allora cosa facciamo con i galluresi, tabarchini e algheresi? Tutti LSC? Sono meno sardi loro che non usano il sardo o la LSC?

5. Cosa intende con “i ladini”? La famiglia della lingua è “Lingua romancia”, sono separati perché il Rumantsch Grischun si parla in svizzera (riconosciuto dagli svizzeri nel 1939 perché Mussolini diceva che fosse un dialetto “italiano” e che per questo voleva quelle zone… invece gli svizzeri poi gli hanno fatto vedere il dito medio). Poi c’è il ladino in Trentino Alto Adige e il terzo dialetto è il Friulano che si parla nei Friuli Venezia-Giulia… che infatti per tanti anni est stetia sa “sorri legia” del ladino (ma ormai  anche loro dito medio). Rimangono tutti dialetti della stessa lingua, anche se sono separati geograficamente e per qualche cavolata nell’ortografia.

Pepi:

“E la nascita di di due ‘sottoinsiemi’ nazionali. Come il serbocroato, o il montenegrino, o il bosniaco ecc. Una perdita di senso perché se la lingua, invece di unire divide, allora hanno ragione coloro i quali sostengono che i sardi non hanno bisogno del sardo, c’è già l’italiano che li unisce.”

Deu:

Non so, ma vogliamo ignorare il fatto che ci è stata una guerra nella former Jugoslavia??? Hello???

Le uniche cose che hanno diviso i sardi dal punto di vista linguistico, sono state le proposte LSU e LSC!

“Sottoinsiemi”? Avete sentito, sardi galluresi, algheresi e tabarchini… fate parte di un sistema di “sottoinsiemi”.

Mi fermo qui perché il resto di questo capitolo si ripete… e ripete le stronzate che ha già scritto su… la LSC è una lingua di mediazione… lingua nazionale… tutte le lingue sono artificiali e blablabla…

Proprio lui parla di “monolinguismo nazionalista italiano?”

Dice che “Bisognerebbe chiederglielo” agli accademici e autori, intellettuali ecc… perché sono contro la LSC?

Ma io ti chiedo, O Pepi, ma ci sei o ci fai?

Ciò che Giuseppe Corongiu non dice … e non sa (V)

Bene, qualche giorno fa, Pepi ha presentato il suo libro… e scommetto che c’erano tutti i suoi amicchetti che hanno parlato solo bene del suo libro, ma lasciamo perdere…

… visto che a noi interessa ciò che Pepi non dice perché gli fa comodo e quello che non sa perché non è informato bene sulla linguistica.

Secondo me, non ha neanche letto tutti i libri dei quali sta parlando. A volte ho persino l’impressione che abbia fatto un pochino copia – incolla dal blog di Bolognesi, senza aver mai letto veramente i testi, infatti così ha funzionato il trucchetto di non dover mettere le fonti e non citare.

Oggi parliamo di Max Leopold Wagner e della tesi dell’arcaicità del sardo.

Wagner e altri, e penso ai grandi Romanisti tedeschi come Walther von Wartburg, Heinrich Lausberg e Wilhelm Meyer-Lübke e così via non avevano lo scopo di dire che il sardo fosse la lingua più “arcaica” in generale.

A me, all’univeristà, non hanno insegnato che il sardo fosse la lingua più “arcaica” e credo che non si faccia neanche in Sardegna.

Ci hanno insegnato che nel sardo si trovano delle caratteristiche che nelle altre lingue romanze sono scomparse e che nel sardo esistono parole che non abbiano subito un cambiamento nel loro uso o che altre parole non le abbiano sostituite, sempre in riguardo alle altre lingue romanze.

La Romanistica, non si occupa mai solamente della singola lingua romanza, ma dello sviluppo delle lingue romanze dal latino ad oggi. La relazione tra il latino e le lingue romanze è indispensabile per un Romanista.

Ovviamente Wagner e gli altri Romanisti vedevano ed erano prevalentemente interessati nella relazione tra l’italiano e il latino, tra lo spagnolo e il latino, tra il sardo e il latino … e poi entrando persino nei dettagli, troviamo addirittura dei libri che parlano della relazione tra il latino ed il lucano, il latino e l’occitano della Gascogne … e così via.

Se leggiamo Heinrich Lausberg, Romanische Sprachwisseschaft I-III, Berlin: De Gruyter… vediamo che paragona tutte le lingue romanze con il latino. Dimostra come i cambi fonologici dal latino e latino volgare siano avvenuti, il risultato sono le lingue romanze. Qui, nei libri di Lausberg, troviamo infatti le traccie del latino per tutte le lingue romanze, non solo per il sardo.

La sua definizione per “arcaismi” è la seguente:

“Der geographische Stillstand einer Neuerung läßt ‘archaische’ (von der Neuerung nicht erfaßte) Zonen im Sprachraum übrig”. (I,17).

Traduzione mia: “Una zona geografica che resiste ad una innovazione, lascia delle zone ‘arcaiche’ (che non hanno subito l’innovazione) nell’area linguistica”.

Addirittura, mette anche le virgolette alla parola: ‘arcaico’.

A partire dal millenio e con la discussione del sardo e la sua standardizzazione, si è cercato di fare del tutto per “liberare” il sardo dal cliché di essere solo ed esclusivamente “arcaico”, dimostrando che il sardo fosse anche molto moderno. E ben vengano le nuove ricerche.

Ovviamente Guido Mensching, Peter Koch e Thomas Krefeld (e gli altri che hanno participato alla Conferenza qui a Berlino), menzionati da Corongiu, non avrebbero mai osato di dire che Wagner e Lausberg erano dei “bugiardi”.

E non hanno negato le vecchie tesi, ma parlano prevalentemente di nuove definizioni, parlano di altre soluzioni e certo, in qualche caso ovviamente, oggigiorno con il computer si può fare molto di più e qualche tesi magari l’hanno anche criticata o cambiata.

Peter Koch scrive:

“A ogni buon conto, la risposta dipende soprattutto dalla nostra definizione di ‘arcaicità’ oppure di ‘conservatorismo’. Mensching (in questo volume)
distingue quattro accezioni diverse del termine ‘arcaicità’ nella letteratura sull’argomento:
(A) presenza di caratteristiche del latino meglio conservate in sardo che non
nelle altre lingue romanze;
(B) conservazione di elementi del latino scomparsi in (quasi) tutte le lingue
romanze;
(C) conservazione di elementi appartenenti ad uno strato relativamente antico del latino, scomparsi o no nelle altre lingue romanze;
(D) presenza di elementi latini che si riscontrano anche in altre aree marginali e isolate della Romània.”

http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2010072213042400039.pdf (p.67)

Tra l’altro nessuno di questi studiosi tedeschi menzionati su, mette in dubbio l’esistenza del logudorese e del campidanese, tranquillamente parlano di queste macrovarietà… ma questo, Pepi non lo dice.

Ergo, se cambiamo la definizione (o le definizioni) non significa che le “vecchie definizioni” erano false seguendo la loro logica nel loro tempo.

La linguistica ha due basi fondamentali, la sincronia e la diacronia e dobbiamo sempre pensare in quelle dimensioni.

E che cosa hanno scoperto? Che il sardo non fosse più “arcaico” delle altre lingue romanze?

Abbiamo già chiarito che neanche questo i Romanisti del passato l’hanno detto. Parlano dei tratti che troviamo solo nel sardo, così come in altre occasioni parlano di altri tratti “arcaici” che troviamo in altre lingue romanze e nei loro dialetti.

Per ciò, per i Romanisti del passato, il sardo era sempre una lingua “normale” tra le altre lingue romanze, non più e non meno normale.

Corongiu:

“Se il sardo fosse una lingua ‘normale’ come le altre, con i suoi arcaismi e i suoi modernismi, non avrebbe lo stesso mercato accademico europeo e mediterraneo perché mancherebbe di carattere tipologico. Insomma, Wagner ha bisogno di questo luogo comune della lingua sarda …” (pag. 103)

“Non usano mai argomenti scientifici, solo preguidizi capziosi creati, o diffusi, da loro stessi. In realtà però agli accademici il sardo serviva, altrimenti molte catedre sarebbero vuote. […] Doveva essere, secondo questa strategia, buona da un lato per rivendicare le cattedre e un certo orgoglio italo “regionale”, difettosa però nell’uso perché doveva essere divisa, arcaica, grezza, pastorale, rurale […].” (pag 116).

Cioè, i Romanisti hanno tutti creati le loro catedre sul “carattere tipologico” del sardo?

Sta parlando veramente di “mercato accademico” del sardo? È assurdo!

I Romanisti di solito hanno studiato l’italiano, francese, spagnolo, portoghese ecc. e le catedre le prendono per quelle lingue. Magari… sarebbe bello se qualcuno con la Sardologia e linguistica sarda solamente potesse fare soldi.

Torniamo a Wagner e le sue tesi. Ciò che mi stupisce è che Pepi critica a Wagner, mentre la LSC segue perfettamente ciò che Wagner ha detto. Il sardo “comune”, sa LIMBA e quello che scrive Pepi e i suoi amicchetti, è sardo settentrionale ovvero: LOGUDORESE.

Ahh, dimenticavo… il logudorese e il campidanese non esistono. Leggete il mio post precedente e rispondete alle mie domande.

A parte questo però, vorrei difendere un pochino a Wagner perché il discorso di Pepi (e spesso anche di Bolognesu Blog) su Wagner, non mi piace.

Wagner ha cercato di descrivere ciò che vedeva e ciò che gli raccontava la gente. Come vedeva le “cose”.

Esiste un libro di Eugenio Coseriu “Die Sachen sagen, wie sie sind” (1997). Traduzione: “Dire le cose, così come sono”.

Il concetto di “cose” era di cose “toccabili”, “individuali” e “soggetivi” dal punto di vista dei parlanti e dei Romanisti stessi.

Intanto è vero, ciò che dice Corongiu, non avevano i metodi per fare delle analisi al computer…

…  ma questo non significa automaticamente che nel loro tempo, quella non fosse stata la realtà e la verità delle “cose”, senza attribuirli di aver avuto dei pensieri o intenzioni che definiscono la nostra società oggigiorno.

Per ciò ritengo che Corongiu sia molto anacronistico.

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La frase “razzista” che conoscono tutti di Wagner è quella di “Reisebilder aus Sardinien”, pubblicate nella Braunschweiger Zeitung Globus: Illustrierte Zeitschrift für Länder und Völkerkunde (1907-1908) ed in Deutsche Rundschau für Geographie (1913-1914).

A quanto pare l’unica frase che viene citata in Sardegna per sostenere che l’arcaismo del sardo fosse tutto solo dovuto al razzismo di Wagner e per dimostrare che il logudorese è il sardo più puro e più bello.

“Il sardo dei monti è un tipo totalmente differente dal suo fratello della pianura. Mentre quest’ultimo è di statura piccola, colorito pallido, carattere servile e tradisce chiaramente l’impronta spagnola, il sardo dell’interno è alto, con il sangue che gli si gonfia e ribolle nelle vene, ed è affezionato alla sua vita libera e indomita a contatto con la natura selvaggia. Egli disprezza il sardo del meridione, il Mauréddu, nome con il quale nel Nuorese vengono ironicamente chiamati tutti gli abitanti della pianura. Non c’è alcun dubbio che in queste montagne l’antica razza sarda si sia conservata di gran lunga più pura rispetto a quella della pianura, ripetutamente sommersa da nuovi invasori. Anche la lingua è qui più bella e più pura; è un dialetto virile ed armonioso, con bei resti antichi e una sintassi arcaica, quello che sopravvive in questi monti, con sfumature che variano di villaggio in villaggio.” (pag. 76).

È vero, l’ha scritto veramente… a me non piace, visto che trovo i sardi meridionali alquanto belli e sexy, ma de gustibus…

Per Wagner, Bitti è rimasto uno dei paesi più “arcaici” e “isolati” e “puri” perché Bitti ha mantenuto delle traccie abbastanza evidenti del latino e qui siamo perfettamente nella definizione di Lausberg e in quella di quei tempi.

Ma attenzione, Wagner non descrive solo le sue impressioni, ma anche ciò che gli ha detto la gente.

Vogliamo ignorare il fatto che la storia del “Maureddu” gliel’hanno raccontata i sardi stessi.

Loro gli hanno detto come chiamano “il fratello della pianura”, mica se lo è inventato Wagner.

Ehhh… gli altri cosa dicono degli altri? Impica babu, cabillu… ahh sa nexi de Wagner de totu su ratzismu in Sardinnia?

Il razzismo in Sardegna, esiste ancora…e la LSC è il miglior esempio.

E… se vediamo il lavoro di Bolognesi / Heeringa, Wagner ha avuto anche ragione. Il dialetto più vicino al latino in Sardegna è quello di Bitti e poi vediamo quello che segue, sono dialetti settentrionali. La lingua più vicina al latino (che sorpresa) è l’italiano. Ma questo, automaticamente, ci dimostra che i dialetti più vicini al latino, sono anche più vicini all’italiano.

http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2010011412224500014.pdf (pag.132).

E così, i sardi meridionali diventano le belle vittime… o per dirla veramente, se la prendono in culo due volte: Perché sono più lontani dal latino e non così belli puri come i settentrionali…  e per quanto riguarda la lontananza dall’italiano, proprio per questo gli si può attribuire di essere dei separatisti, degli “orientalisti”.

In Sardegna, da alcune descrizioni delle “cose” di Wagner ed altri, si sono creati durante gli anni, generalizzando, non leggendo bene i testi ecc. dei “luoghi comuni” o ciò che io chiamerei “argumentum ad populum” ( è un tipo di fallacia di consistenza nella quale si afferma che una tesi sia corretta perché è sostenuta da un gran numero di persone).

Non significa che tutto ciò che fu scritto dagli accademici, fossero state delle “bugie”… e certamente è doveroso rivedere alcuni testi e rianalizzarli come stanno già facendo tanti studiosi… ma un pochino di rispetto e leggere tra le righe, vedendo le persone nel loro contesto, per uno che si è fatto tutta la Sardegna in bicicletta e che poi ne ha scritto più di 400 testi, me lo aspetterei, caro Pepi.

Conclusione:

Sì, Wagner era un purista e cercava la latinità perché in quei tempi era ancora più importante questo aspetto nel vedere le “cose” e nel paragonare le lingue romanze tra di loro.

È anche vero che secondo Wagner, il sardo più “puro” era quello dei pastori e quello rurale… ma questo non significa che lui avesse avuto l’intenzione di “ghettizarlo” e che abbia criticato a Araolla per evitare che cinquanta anni dopo nasca la Limba Sarda Comuna.

Intanto dice anche che per i sardi stessi, il sardo “letterario” suonava strano. Secondo me perché già lì si cercava di scimmiottare l’italiano come fanno coloro che usano la LSC. Che strano… vero?!

Eja, Wagner ha detto che non si poteva immaginare che il sardo potesse avere una lingua della poesia, ma ragazzi fino agli anni 50 del secolo passato, la maggior parte dei sardi, non sapeva neanche scrivere.

Mahhh… e poi… gli vogliamo rimproverare a Wagner che non abbia analizzato che il sardo abbia anche addottato molte innovazioni come:

televisori, aereu e telefoneddu? Vogliamo veramente discutere sui “modernismi” del sardo che Wagner ha completamente ignorato?

E intanto… con tutte le critiche che Corongiu fa a Wagner…

… la LSC rispiecchia tutti gli “argumentum ad populum” che sono nati nel tempo…