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Ciò che Giuseppe Corongiu non dice… e non sa (II)

Stiamo ancora parlando del libro di Giuseppe Corongiu:

Il sardo una lingua “normale”. Manuale per chi non ne sa nulla, non conosce la linguistica e vuole saperne di più o cambiare idea.

L’introduzione al libro l’ha scritta Alessandro Mongili, (Lisandru Mongile in LSC). Almeno, Mongili sa citare e usare le fonti.

Sappiamo che Alessandro Mongili è mentalemente innamorato di Giuseppe Corongiu, l’ha chiamato il “suo didino“ in un articolo che ho commentato nel mio blog (“Su didinu de Lisandru Mongile“) e cerca ovviamente di sostenere le tesi di Corongiu.

Ma vediamo solo alcune citazioni dell’introduzione di Lisandu, alle quali vorrei rispondere brevemente.

Mongili:

“Non solo i linguisti, ma perfino gli antropologi e gli storici non fanno altro che sparare ad alzo zero contro qualsiasi proposta di tutela del sardo“. (pag.11)

Ovviamente!!!

Tutte le proposte che sono state fatte a partire dal 2001 con la LSU, rispecchiavano al cento per cento, ciò che ogni parlante del sardo riconoscerebbe come sardo settentrionale, ovvero: Logudorese.

Parlerò nel mio prossimo post della questione della famosa “lacana“.

In attesa d’arrivarci, faccio la premessa che per me esistono le macrovarietà logudorese e campidanese.

E per ogni persona per la quale esiste questa distinzione, ovviamente tutte le proposte fatte erano inaccettabili.

Inaccettabili  per ogni parlante di un dialetto meridionale, ovvero: Campidanese.

Mongili inizia ovviamente raccontandoci che Giuseppe Corongiu è un eroe (pag. 13).

Un brodo di storia della lingua sarda mischiata con la biografia di Corongiu, inserendo nomi come Giovanni Lilliu e Max Leopold Wagner e poi dopo inserendo altri nomi di gente famosa in Sardegna, tipo Giovanni Columbu, Elena Ledda e Graziano Milia.

Certamente per dare al lettore un immagine che Giuseppe Corongiu fosse stato coinvolto in ogni passo che si è fatto per la lingua sarda e posizionarlo tra gente famosa, potente e creativa.

E poi ci racconta come il suo didinu diventò il direttore dell’uficcio della limba. Questo ruolo gli è stato affidato da Renato Soru e dopo da Ugo Cappellacci.

Quando ho chiesto a Cappellacci il perché, lui mi ha semplicemente risposto: “Perché me l’hanno proposto i miei consiglieri”.

Ecco. Vi dico una cosa. Non do neanche la colpa a Soru o Cappellacci. Per loro è importante che abbiano lì una persona che faccia il suo mestiere, visto che di lingua sarda e di linguistica sarda (o Sardologia), i presidenti della Giunta, non se ne intendono niente.

In buona fede, ci mettono la persona “più adatta”… e pur troppo forse anche “consigliata” da un amico …

Cerchiamo di non essere paranoici. Non ho nessun problema con la meritocrazia, anche se preferisco concorsi aperti a tutti… e questo non lo dico perché volevo diventare io la direttrice o perché volevo che ci fosse un mio amico.

Lo dico perché ci voleva una persona senza interessi politici personali, una persona che conosca i processi linguistici di standardizzazione, una persona che non crei la monopolizazione (per non dire mafietta) della lingua sarda.

In più credo che ci deve essere sempre un meccanismo di controllo per garantire democraticamente che nessuno faccia quello che vuole. Ovviamente und controllo non composto da persone che ha scelto la persona che deve essere controllata.

Aggiungo che Corongiu ha fatto tanto per la lingua sarda, già quando era incaricato a Quartu Sant Elena e quando gestiva il blog “sotziulimbasarda” insieme a Micheli Ladu. Lì, a quei tempi, era ancora diverso… e lì forse l’avrei fatto diretori anch’io…

… a quei tempi quando a Corraine non lo poteva vedere, i tempi quando era contro la LSU per motivi d’ inguistizia, i tempi quando non scriveva fesserie sulla linguistica, sociolinguistica e sui linguisti.

Infatti, proprio in questo contesto, arriviamo alle frasi più assurde di Mongili:

“Nel caso della lingua sarda, il processo ha raggiunto una fase importante di stabilizzazione grazie alla Limba de Mesania (2004), alla LSU (2001) e al tentativo di fondere le due proposte, anche se in precedenza vi erano stati tentativi e proposte di schemi di standardizzazione del sardo.” (pag.22).

poi (pag.23)

“Le discussioni sono stati generali, cioè provenienti dai contrari alla lingua sarda in generale, molto presenti all’interno del ceto intellettuale che è leggimitato nella sua funzione anche dal proprio buon italiano, ma anche da chi è d’accordo per l’adozione di uno standard, ma non di questo standard. (Qui fa riferimento alla proposta delle Arrègulas po ortografia, fonètica, morfologia e fueddàriu de sa Norma Campidanesa de sa Lìngua Sarda, Quartu S.E.: Alfa Editrice: 2009, in una nota a fine pagina). Ma anche questi aspetti sono frequenti in qualsiasi processo di standardizzazione.”

AHHHHH… infatti, così frequenti che anche a sua volta Giuseppe Corongiu faceva parte di questo tipo di gente.

Ciò che Mongili NON dice è che la Limba de Mesania, è nata da una critica alla LSU ed era equivalente alla posizione che ora hanno le Arrègulas paragonate alla LSC!

Una controproposta mandata avanti da Giuseppe Corongiu stesso. Intervista fatta a lui il 20.03.2004 da Paolo Pillonca

(http://www.sotziulimbasarda.net/mesesdinnantis/eleonora.htm)

-Ma i sostenitori della Lsu si dichiarano disponibili al confronto.

«Parlano di un modello emendabile. Ma alle parole non sono seguiti fatti concreti».

– Quali sono le vostre critiche?

«Si possono riassumere in quattro punti: artificialità dello standard creato, privilegio di una macrovariante rispetto all’altra, progetto velleitario di perentoria unificazione totalizzante, proposta calata dall’alto in maniera avventata».

MAAAAAHHHHH, guarda il caso… direi che qui si tratta delle stesse osservazioni fatte dalle Arrègulas per quanto riguarda la LSC!

Infatti, cos’è la LSC? Una mediazione tra la LSU e la Limba de Mesania. Giuseppe Corongiu lo ammette a pag. 121.

“Dal compromesso della proposta linguistico-tecnico di LSU e dalla mediazione politico-strategica di Mesania, nasce poi la Limba Sarda Comuna…”

Cioè un compromesso tra Corraine e Corongiu, tra Logudorese e Zona grigia.

Significa che non siamo arrivati ad una mediazione per i sardi meridionali e neanche mediazione per tutti i sardoparlanti.

Scusate, ma il sud della Sardegna, finisce a Laconi?

Cagliari-Laconi

… e la geografia, non è un opinione.

17 thoughts on “Ciò che Giuseppe Corongiu non dice… e non sa (II)

  1. Scusate, ma il sud della Sardegna, finisce a Laconi?…per loro sì e credono o fanno finta di credere che il sardo in questa parte dell’isola non venga parlato.

  2. anti pigau a s’anima! a Laconi chistionant in campidanesu, tenint sceti su part.p. in ..adu comenti a Nùgoro….
    sorgu miu est de Ilbono e innia puru est campidanesu!

  3. Magari devo aggiungere che; La LSU rispecchiava più o meno Noragogume (così Michel Contini), si dice che la Limba de Mesania doveva essere nella zona di Arborea (Samugheo), invece Roberto Bolognesi aveva stabilito per la Limba Sarda Comuna: Abbasanta… certamente volevo un pochino provocare che non cambia niente al fatto che loro si siano messi d’accordo su qualchecosa di mezzo alle due proposte e non a tutta la zona dei sardoparlanti… spero che ogni persona che ne sa un pochino, l’abbia capito 😉

  4. Questo non va bene?
    http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_polinomica
    “Il concetto di lingua polinomica definisce un insieme di varietà linguistiche che presentano alcune differenze tipologiche (sul piano della fonetica, della morfologia o della sintassi) ma considerate dai suoi locutori come dotate di una forte unitarietà, con articolazione di fenomeni tipologici (la variazione) e fenomeni di rappresentazione sociolinguistica.

    Questo concetto è stato sviluppato dal linguista Jean-Baptiste Marcellesi per descrivere la situazione particolare della lingua corsa, ma facilmente adattabile ad altre lingue minoritarie.

    Vi è un impatto diretto sulla politica linguistica e sul processo di normalizzazione, dando una chiara base scientifica riguardo all’idea che una data comunità linguistica è in grado di gestire la sua unità senza che questa subisca necessariamente l’imposizione di varietà a scapito di altre, evidenziando così il ruolo dei locutori nelle decisioni di politica linguistica.”
    Magari un giorno capiremo che questa cosa di creare standard e controstandard non è così necessaria…?

    • alessandro… chi ha detto che quello citato da te, non vada bene? Va bene ogni cosa con la quale siano d’accordo i parlanti… ma se non sono d’accordo, diventa inutile tirare fuori delle teorie e definizioni linguistiche. ogni popolo è diverso e ogni storia e identità di ogni popolo è diversa. quello che va bene per i corsi, non va per forza bene per i catalani e quello che va bene ai catalani, non deve coincidere con cameroon… i sardi devono trovare ciò che è più adatto per i sardi… il processo di standardizzazione è finito quando lo dicono i parlanti e non quando lo dicono i linguisti o i politici 🙂

  5. Gratzias de custa nota, Alexandra. Mi fiat partu a mei puru ca cun custa “limba sarda veicolare” ddoi fessit amasturada una mafiedda puru. E imou ca apu ligiu custa nota e is arraxonamentus e discussionis chi ndi funt sighius ndi seu ancora prus cumbintu. Giovanni Paolo Salaris.

  6. Alexandra, non ci siamo. La lingua polinomica è democratica perché non ricerca UNO standard o DUE o TRE: tutti i dialetti sono standard… e quando sono standard non sono più dialetti! Forse varrebbe la pena di studiarlo bene questo modello della Corsica, da queste parti nessuno ne vuole parlare, chissà perché…

  7. ….tutti i dialetti sono standard… e quando sono standard non sono più dialetti!….se il sardo non avesse una tradizione letteraria, ma il sardo dal 1600 a oggi ha una tradizione letteraria scritta e una tradizione letteraria orale (la poesia improvvisata: a bolu, mutetus, versadas etc..) la lingua usata in quei contesti ha subito una standardizzazione o meglio due una per il logudorese e una per il campidanese. perché dobbiamo negarlo? perché dobbiamo usare varietà di confine che non hanno tradizione né scritta né orale ma sono limitate a paesi di massimo mille abitanti contro città di centomila abitanti?

  8. perché buttare nel cesso secoli di tradizione per scegliere sotto-varietà di confine? mi spieghi quale sia il senso e come quasi 500000 campidanesi possano accettarlo? perché mai esempio la parola “mellus” dovrei scriverla mengius o simili? de Aristani a Casteddu su sardu ddu chistionaus, no est mortu ancora mancai sa crica de is lsc ddu bolint spaciau.

  9. Ciao Alexandra, mi spiace che non capisca un’H di tedesco e non so nemmeno cosa ho segnato, ma non importa. Ricordo che all’inizio, sul blog di Bolognesi, abbiamo avuto qualche screzio, dovuto ad incomprensioni perché leggendoti concordo molto su quello che scrivi. Io ho creduto molto nella “Mesania”, “Sa limba de Elianora” l’ho creata io: non me ne pento ma è stato uno sforzo inutile, a causa di quei personaggi che anche tu conosci bene come Corongiu, Corraine e lo stesso Bolognesi. In quegli anni era un’idea bella e perfino realizzabile, poi, non so perché, hanno rovinato tutto. Quando ho sentito l’intervista di quell’anziano signore di Samugheo, beh, ho chiuso gli occhi, ho cancellato dalla mia mente le isoglosse, e venivo trasportato da una parte e dall’altra della Sardegna. Aveva ragione il buon Blasco: Samugheo è la vera Mesania: ha tratti fondamentali del capo di sopra, ma poi il discorso sterza a sud e ci rimane un bel po’, poi ritorna a nord.
    Quella collezione di interviste di Sardegna Digitallibrary è fantastica, non la conoscevo. Bellissima.
    Ma tornando a noi, ora che quei tre imbecilli hanno ucciso il sogno, un sogno utile, perché una lingua unificata costa molto meno ed è più efficace, allora teniamoci il nostro bel campidanese. Io sono di Cagliari, da genitori e nonni di Cagliari: già Pirri è bidda !!! Ma ho la confidenza coi parlari rustici della Sardegna meridionale, mi ci riconosco pienamente. Perfino a Samugheo mi ci riconosco ancora. Ma più su mi è sempre più estraneo, addirittura più il nuorese che il logudorese vero e proprio. E non ci posso fare niente, quando li vedo e li sento, pantaloni di velluto nero anche d’estate, mani sempre nelle tasche, tutte quelle zzzzzzz , mi pigara su scraffingiu. E’ una reazione “antropologica”, ma la lingua è anche quello. Far passare il brabaraxino come lingua comune è ridicolo: capisco Corraine, ma non capisco Corongiu e tanto meno Bolognesi. O meglio, Corongiu l’ho capito: est unu scimprixeddu, si da tante arie perché, non so con quale accozzo, ha fatto il grande salto da Quartu alla Regione, si creit su meri de sa “limba”, ma è solo un vile voltagabbana arrampicatore sociale. Sono troppo duro dici? No, no, sono fin troppo buono. Perché ha avuto delle responsabilità enormi nel fallimento della LSC, nascia mali, accabada peus.
    Ti saluto
    Mauro

    • Caro Mauro, grazie del tuo commento. Conosco la tua proposta su Elianora. Ritengo ogni proposta valida e da leggere, anche se poi non si è d’accordo, si devono trovare i compromessi. Non siamo andati d’accordo all’inizio nel blog di Bolognesi perché io ero LSC-ista, più degli altri. Pensavo che la LSC andasse bene per tutti perché allora non conoscevo e non usavo il campidanese. Beh, la mia storia, la puoi leggere nell’articolo https://alexandrarrexinisarrexonus.wordpress.com/2013/03/17/is-faulas-de-is-baronis-de-sa-lingua-sarda/ … sto seguendo la questione da ormai 12 anni, da quando fecero la conferenza qui a Berlino agli inizi di Dicembre 2001… le ho viste e sentite tutte… per me l’importanza in assoluto ce l’hanno i parlanti. Ho iniziato a non sostenere più la LSC quando ho letto e conosciuto troppe persone che non la volevano. Per quanto riguarda la tua opinione su Corongiu, credo che sono stata più dura io con lui… ma in tedesco si dici: “Wie man in den Wald hineinruft, so schallt es heraus”. (“chi la fa, l’aspetti”). a si biri 🙂

  10. Ho letto il tuo link e l’ho trovato molto onesto e lineare. Immagino che tu sia una linguista, io invece…. sono laureato in scienze politiche con indirizzo sociologico. La lingua sarda è una delle mie passioni, ma, scientificamente, mi ci sono avvicinato gradualmente, con la Specializzazione in Studi Sardi e poi con i master di Blasco e della Dettori. Ma la mia è sempre un punto di vista da sociologo, non da linguista che non sono, non ne ho le sufficienti basi teoriche. Quando ho dovuto studiare qualcosa di Chomsky mi veniva il mal di testa.
    Come tutti credo, abbiamo iniziato a studiare sardo con Wagner. Wagner fu un grande, un genio, ma era uomo dei suoi tempi, nato nel 1880, cresciuto, seppure da intellettuale, nel brodo pseudo-culturale di un’epoca che ha portato a due guerre devastanti.
    Andare oltre Wagner, nel senso di andare oltre la sua ideologia e non oltre la sua scienza, dovrebbe essere un dato acquisito, nel 2013. Ma non è così, perché, oggettivamente, antropologicamente, i Nuoresi, o la cosiddetta intellighentzia nuorese è intimamente wagneriana nel suo senso deteriore. E’ razzista, semplicemente. Corraine è razzista, Bolognesi cerca di costruire, vomitando veleno a destra e a manca, la sua patria ideale, lo stato perfetto in cui lui si possa riconoscere, che non è l’Italia, non è l’Olanda e certamente non è la Sardegna vera. Su Corongiu caliamo un velo pietoso: io l’ho conosciuto estremista campidanese, una quindicina di anni fa. Figurati un po’.
    Il mio lavoretto, Sa limba de Elianora, era una cosina linguisticamente ingenua, ma era un tentativo, l’unico che ho visto purtroppo, di mettere insieme due cose difficili da mettere insieme. Nessuno mi ha mai detto “l’idea è buona, va decisamente rivista dal punto di vista della teoria linguistica, ma apprezziamo il tentativo”.
    Parliamoci chiaro: i due comitati che dovevano elaborare la Lingua sarda unita e la Lingua sarda comune hanno fatto due schifezze che un umile apprendista come me non avrebbe mai fatto. Io non mi capacito ancora.
    Credo che la LSC non abbia alcun futuro, ma purtroppo ha ucciso, per responsabilità delle suddette persone, qualsiasi possibilità di un ulteriore tentativo.
    La scissione è nei fatti, oltre che nella lingua parlata, nella storia, nell’antropologia della Sardegna.
    Per noi del sud va benissimo con le Arregulas: siamo 3/4 dei sardo-parlanti, abbiamo una solida tradizione letteraria, abbiamo la capitale della Sardegna, dove vivono quasi un terzo dei sardi, dove ha sede l’amministrazione regionale, le tv locali, il giornale più diffuso,la più grande Università, dove girano più soldi, più gente, più intelligenze.
    Hanno perso malamente, abusando arrogantemente della bonarietà e paciosità della cultura contadina campidanese.
    Peggio per loro; a me spiace perché rimango convinto sempre che “l’unità fa la forza”, ma unità tra pari.
    Ti saluto con affetto.
    Mauro

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